Recensione del "Galateo del camminare" di Marika Ciaccia
- Alessia Masciocchi
- 24 lug 2023
- Tempo di lettura: 0 min
Aggiornamento: 4 ott 2023

PREFAZIONE (di Anna Torretta)
La prefazione è ricca di significato fin dal primo paragrafo. “La montagna è per tutti”. Sono d’accordo, ma da quello che ho imparato ci sono diverse montagne e ognuno si avvicina a quella che lo fa sentire più a casa (leggete “Le otto montagne” di Cognetti se non ve ne siete ancora accorti).
Infatti, Anna sottolinea che la montagna va presa per gradi, e ci precisa che è un’ottima insegnante. Personalmente, ciò che la montagna mi ha insegnato nel modo più intenso è che va rispettata; mi piace dire: “Noi siamo solo ospiti della natura e se questa non ci accetta siamo tenuti a fare un passo indietro”.
INTRODUZIONE
Nell’introduzione Marika ci parla della sua vita, aggiungendo dettagli rispetto al suo primo libro (“La felicità ai miei piedi: L’avventura di una trekker per caso”) rispetto ai luoghi che ha visitato e che non sono stati menzionati (ad esempio la Val Formazza, uno dei miei posti preferiti). La Ciaccia ci parla anche degli alti e bassi: questi occorrono a tutti, quindi bisogna accettarli in quanto parte della vita di tutte le persone.
Disclaimer: io soffrivo di sbalzi di umore – come una donna perennemente con “le sue cose” – devo dire che uscire da quello stato mi ha fatto vedere gli alti e bassi della vita come cose naturali, soprattutto perché sono sopravvenuti con una frequenza minore rispetto al resto, la chiamerei “stabilità nell’instabilità”.
PRIMO STEP: “PREPARARE BENE OGNI ESCURSIONE”
1 PIANIFICA LA TUA ESCURSIONE CON CURA Prima avventurarsi in un trekking di più giorni bisogna usare molto l’attrezzatura, in modo da averla comoda, da “averla rodata” e che abbia “preso confidenza con il nostro corpo." Questo consiglio è utilissimo per evitare dolori indesiderati. Un altro consiglio è quello di allenarsi prima di tentare imprese difficili. Marika aggiunge di pianificare ogni dettaglio con cura: comprando una cartina del luogo, verificando se ci sia segnale GPS, stilando una lista delle cose da fare e di conseguenza una di cosa mettere nello zaino. Quando si parte con amici o compagni di viaggio bisogna chiarire le tempistiche, il ritmo della giornata, l’itinerario e lo stile di viaggio: tutti devono essere informati. È necessario valutare gli imprevisti: questi possono passare da essere da quelli metereologici a sentieri bloccati. Per Marika l’escursione va gustata fin da quando si esce di casa: va assaporato quindi ogni momento. 2 PREPARA LO ZAINO CON FURBIZIA Marika è come me: ha sempre una base di equipaggiamento nello zaino a cui poi va ad aggiungere quello che le serve per un’escursione specifica. Lei, al mio contrario, tende a portare poche cose. A mia discolpa posso dire che quelle rare volte che tolgo qualcosa dallo zaino per provare lo zaino “leggero” sento il bisogno di ciò che ho lasciato a casa. Lo zaino da escursionismo perfetto va dai 30 ai 35 litri e assicuro che con il portaborracce esterno ci sta tutto. Un vero comfort, anche se la schiena suda comunque se siete portati a sudare (aggiungo io), è lo schienale areato. Importante è avere diverse tasche per organizzare l’attrezzatura e cinghie (per personalizzare il posizionamento dello zaino e per attaccare i bastoncini da trekking). Per far stare tutto bisogna puntare sul materiale tecnico: mai stata più d’accordo in quanto questo è poco ingombrante. Come detto prima, il viaggio parte da casa: pianificare l’itinerario tramite mappe (preferibilmente cartacee), guide e relazioni su siti appositi. Il contenuto dello zaino è il secondo pensiero dato che varia in base alla località e al meteo. Marika ci parla di quello che porta nello zaino: sono molto come lei, ma non voglio rovinarvi la sorpresa del leggere il libro. Ci tengo a riportare una sua frase che sento in parte mia: “Attraversare un ambiente naturale, talvolta ostile all’uomo, significa mettersi totalmente in gioco, attratti da qualche forza misteriosa, e costringersi per alcuni giorni a una vita semplice ed essenziale”. Personalmente, se so di appoggiarmi a un bivacco in inverno non disdegno portare del cibo buono e una bottiglia di vino da condividere. Un punto fondamentale che sento doveroso di riportare è di condividere l’itinerario, prima di partire, con persone fidate (si può stare soli anche se i propri cari sono a conoscenza di dove siamo: la sicurezza va prima di tutto). Un consiglio di Marika su come impostare il peso nello zaino (cosa a cui gli escursionisti in erba non prestano la benché minima attenzione – parole mie): la parte inferiore dello zaino deve toccare il fondoschiena, le cinghie del bacino devono avvolgere le anche (permette di sgravare il peso dalle spalle). Mi piace tanto come ci parla dello zaino: dobbiamo sentirlo come un prolungamento del nostro corpo. 3 SE PARTI IN SOLITARIA “Camminare in solitaria è un atto introspettivo che permette di connettersi alla parte più profonda di sé”. Mi piace il suo modo di vedere i camminatori: come persone dirette, sincere e di poche parole (il fiato serve in salita!). Le domande frequenti sono sullo stato d’animo e cosa scatena l’ambiente naturale nella nostra psiche. Una cosa che ci accomuna è il taccuino dei pensieri: mai lasciare alla montagna i tuoi pensieri e non portarli a casa, rileggere le riflessioni ti può riportare al contesto in cui le hai scritte. 4 SE PARTI IN GRUPPO Il più esperto inizierà con un’introduzione all’escursione e poi… partenza! Il consiglio di Marika, che io trovo applicabile solo a gruppi piccoli, è quello di tenere il passo del più lento. Mi permetto di aggiungere che io sono una con il passo veloce e mi stanco a stare nella scia di altre persone, mi sento spesso limitata, ma quando sono in un gruppo numeroso e poco allenato mi permetto qualche pausa e di andare indietro “stile cane pastore”. Infatti l’autrice dice che camminare in gruppo è difficile: ogni persona è diversa (e questo va sempre rispettato). Ci racconta poi come sono diverse le persone che accompagna (da quello che vuole imparare al massimo dall’escursione a quello che porta vino e anima l’escursione). Una cosa che tengo sottolineare come importante, riportata nel libro: ognuno ha il proprio ritmo e le proprie esigenze come sorseggiare dell’acqua, togliere qualche strato o fermarsi a fare delle foto. Per esperienza, questo non viene rispettato da tutti gli accompagnatori, i quali rischiano di rovinare l’esperienza dell’accompagnato. 5 PREPARATI ALLE INTERPERANZE DEL METEO Riconoscere il meteo in montagna è sempre difficile. In questa parte del libro Ciaccia ci dà dei consigli che, leggendoli, mi sono accorta di applicare sempre e di trovare utili. Questi possono essere il controllo della pressione, il monitoraggio delle nuvole, ecc. Ovviamente sono degli accorgimenti che funzionano nel breve termine (qualche ora). Ma come dice la scrittrice gli accorgimenti non bastano; infatti ci tiene a precisare di fare affidamento a fonti e strumentazioni sicure prima di partire. Importante: non ho scritto quali accorgimenti ci insegna questo libro dato che non me la sento di riportare le parole di Marika e ogni sua conoscenza sul mio blog, per questo vi invito a leggere il libro. PASSI LETTERARI Questa è forse la sottosezione che meno mi aspettavo ma che mi ha colpita tantissimo. Non riporto alcuna citazione ma lascio le fonti:
H.D. Thoreau, “Walking, or the Wild” (1863) D. Le Breton, “Éloge de la Marche” (2001) COME LA PENSO IO? Sono d’accordissimo con Marika nella maggior parte dei passaggi però ci tengo a precisare che io vado in montagna per due ragioni: la ricerca del sublime e del nuovo (mi viene in mente il Romanticismo) da una parte, e per far partire le endorfine e sentirmi “viva” dall’altra.
SECONDO STEP: “VIVERE BENE OGNI ESCURSIONE”
1 RIMANI SUL SENTIERO Marika parte in quarta parlando dell’erosione del suolo provocata da chi non segue il sentiero ma cerca delle scorciatoie (mi fa sorridere perché è una cosa tipica dei tedeschi, se sapete di qualche altra nazionalità fatemi sapere! Con questo non dico che noi italiani non lo facciamo) e delle problematiche a cui porta, soprattutto per la fauna che si sente poco sicura. Infatti qualche paragrafo dopo riprende e dice che se vogliamo vedere la fauna dobbiamo stare sul sentiero, in modo tale da lasciare una via di fuga agli animali quando sono impauriti. Sono molto d’accordo su questo passaggio. Tornando indietro nei paragrafi la Ciaccia ci descrive i vari tipi di “sentieri” che possiamo trovare dalle Alpi, passando per gli Appennini e nelle aree marittime. Una cosa che dice e che mi sta a cuore – ripeto a parole mie – è di avere cura della Terra e dei sentieri, in quanto esistono anche come patrimonio storico, come ricordo di vecchie generazioni che percorrevano quelle “strade” per giungere a casa, magari dopo aver fatto pascolare le mucche. Dal punto di vista della manutenzione dei sentieri lei dice che dobbiamo prendercene cura come se fosse la nostra casa. Infatti un ex presidente del CAI – Annibale Salsa – dice che il patrimonio dei nostri sentieri è inestimabile, per questo dobbiamo prendercene cura. Questo argomento cade a pallino: proprio oggi sono stata sulla collina dietro casa e su cinque sentieri tre sono impercorribili. Ho allertato il presidente CAI della mia sezione che a sua volta ha fatto il suo lavoro per vedere a chi fosse in mano la manutenzione. Mentre tornavo a casa l’ho chiesto a un alpino del vicinato, amico di famiglia, e mi ha risposto: “Che io sappia nessuno”. Sentieri impercorribili che hanno fatto stancare pure il mio Setter. Sentieri in cui non si poteva andare avanti perché sembravano chiusi. Ma non parlo di questi come una che li vede per la prima volta, parlo da assidua frequentatrice della zona, soprattutto in inverno, per correre fino alla chiesetta e godermi il panorama dal mio punto preferito e mettere insieme i miei pensieri in compagnia dei miei cani. Marika ci parla delle sue sensazioni a camminare nella natura nel periodo del suo risveglio: la primavera. Tutto rinasce e la fauna esce dal letargo. Cita Cognetti e pensa come lui: "Se la montagna è come una casa che deve essere abitata, in Madre Natura dobbiamo trovare una via per far convivere l’Uomo con la Flora e la Fauna locali". 2 SALUTA GLI ALTRI VIANDANTI Parto in quarta riassumendo quello che dice Marika. Il saluto è: alzare lo sguardo in un momento di fatica o di focus sul proprio pensiero; un possibile inizio per chiedere della situazione di un compagno che magari chi abbiamo incrociato ha visto; il riconoscere che si è pari pur prendendo direzioni diverse in quanto siamo tutti uguali di fronte alla fatica; umanità, soprattutto nella società in cui ci troviamo in quanto è: un’abitudine consolidata, segno di gentilezza, condivisione e scambio, solidarietà e conforto. Il mio saluto preferito in montagna, soprattutto quando vedo qualcuno di adulto, è: “Salve!”, mentre saluto i bambini con un “Ciao!”. Per me è molto importante salutare sempre chi mi trovo davanti – sia in segno di rispetto che in segno di solidarietà (i miei due principi preferiti) – e adoro così tanto salutare che una volta tornata “nella civiltà” a volte mi capita di farlo con sconosciuti per strada e di vedere sempre degli occhi diffidenti. Un mio sogno sarebbe essere liberi di salutare chiunque, ovunque. Oltre a questo scopro spesso di che nazionalità è il mio interlocutore e spesso mi metto a parlare nella sua lingua madre, chiedo se apprezza il posto, che giro sta intraprendendo ed eventuali. 3 BASTONI SÌ, MA CON GIUDIZIO Questo capitolo è breve ma preciso: Marika spiega dove e come utilizzare i bastoni e sconsiglia l’uso in altri momenti. Io spesso mi trovo nella sua situazione: lei dice che i suoi clienti spesso sono riluttanti all’utilizzo dei bastoncini perché pensano che possano peggiorare la stabilità o essere d’impiccio quando inciampano. Lei è riuscita a far capire l’utilità dei bastoni per scaricare peso sulle braccia e anche l’utilità del passo alternato (procedendo in avanti con braccio e gamba opposte, schema motorio base del Metodo Caruso), soprattutto per il respiro. Spero che prima o poi qualcuno mi dia retta e provi i benefici delle racchette. Ovviamente, come dice lei, non durante un temporale e non dove servono le mani per procedere. 4 IMPARA A PRENDERTI UNA PAUSA E… A FARE SILENZIO In questo capitoletto Marika mostra il meglio di sé: parla di silenzio ma non solo quello del tacere. Parla di un silenzio dei pensieri. Mi spiego meglio: lei associa il cammino (come le piace chiamarlo) alla meditazione. Dobbiamo concentrarci il più possibile per esempio sulle sensazioni corporee che proviamo camminando, sui suoni della natura, ecc. e ogni volta che i pensieri vagano dobbiamo azzerare tutto e ricominciare da capo. A mio parere questa è la meditazione che mi riesce meglio senza essermi esercitata troppo, in quanto amo essere immersa nei suoni e nelle sensazioni che mi scaturisce la Natura. Nello stesso capitolo demonizza chi non si ferma per ammirare un fiore, accarezzare il muschio: ovvero chi prende la montagna come una corsa e un’attività sportiva. Va bene se si conosce il percorso a memoria (capita anche a me sulla direttissima verso la mia collinetta, conoscendo ogni pungitopo e ogni tronco caduto) ma non deve essere una regola. La fretta in montagna non ci fa godere dei benefici della Terra. Mi piace leggere e recensire questo libro pezzo per pezzo, perché spesso arrivo prima agli argomenti rispetto a Marika e vado a finire per rileggermi; infatti questo capitolo comprende anche la pausa con vista, e io vi ho già accennato alla mia nei momenti più duri. 5 OSSERVA LA NATURA, MEDITA E CONTEMPLA LA BELLEZZA “La natura è la manifestazione concreta della ciclicità della vita, dell’armonia e dell’equilibrio e ha questo effetto calmante sul cuore oppresso e la mente affannata”, inizia così il paragrafo, ma Marika prosegue dicendo che in realtà certi medici, al posto di prescrivere farmaci, dovrebbero consigliare una camminata nel verde. Continua con una citazione di Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti diranno cose che nessun maestro ti dirà” e confermo, pur essendo un topo da biblioteca: negli ultimi anni ho letto meno libri ma imparato più cose nel mezzo della natura. L’arte dell’arrangiarsi sul pratico, l’arte del silenzio sulla psiche. E qui si apre un discorso che avevo accennato nella recensione del primo step: il rapporto tra Natura e Uomo nel Romanticismo, in una parola il “sublime” (qualcosa di grande e maestoso che suscita la meraviglia, in grado di affascinare ma anche di destabilizzare allo stesso tempo). E qual è il quadro per eccellenza del Romanticismo? Ovviamente “Il viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich ("Der Wanderer Über den Nebelmeer"). Questo dipinto “è considerato il manifesto del piacere del viaggiare (…) espressione della passione che spinge a conquistare le vette. Qui il sublime è fondamentale, la natura domina il quadro e l’uomo, di spalle, è solo un personaggio".
Ci tengo ad aggiungere una mia riflessione sulla Natura: “La Natura c’è da un tempo maggiore dell’uomo, l’uomo se ne andrà prima: noi dobbiamo lasciar perdere ogni pretesa quando ci avviciniamo a Lei: se non siamo ben accetti ci respinge, non accettando di essere respinti rischiamo che ci uccida.”
Un altro cenno nella prima parte della recensione lo avevo fatto alle endorfine: ecco a voi pagina 81: “Una passeggiata prolungata a passo svelto può incrementare le endorfine nell’organismo”. Bastano 20 minuti al giorno e la terapia del verde e della natura vi farà godere dei suoi benefici.
Il consiglio finale della Ciaccia: “Prima di andartene dalla natura prendi un momento per riflettere su come stai”. Consiglio che adoro!
PASSI LETTERARI
Dei due passi mi ha colpita molto un pezzo del primo (sotto l’elenco): “Il silenzio contiene in sé lo stupore, ma anche una specie di violenza (…) e chi non è stupito davanti a questa violenza ne ha avuto paura. È per questo che molti temono il silenzio e la musica è dappertutto e sovrasta tutto.” Io vivo nella metà: apprezzo e ricerco il silenzio per rigenerarmi ma apprezzo anche la musica. In percentuale? 75% silenzio e 25% musica (parlando degli ultimi mesi). Fonti: E. Kagge “Silence. In the Age of Noise” (2017) R. Tagore “Gitanjali” (1912)
TERZO STEP: “FARE GIOCO DI SQUADRA”
REAZIONE PERSONALE ALL’ARGOMENTO Cara Marika, se mai leggerai la mia recensione, vorrei dirti che becco sempre lo step giusto al momento giusto e mi trovo molto allineata con il tuo pensiero. Oggi recensisco come se ti stessi scrivendo una lettera, mi sono svegliata con quest’idea: perché no? Pensa un po’: stiamo parlando di gruppi e sono tornata da un’escursione in montagna dove qualcuno non la pensava come noi, mi ha trattata male per questo e ora, leggendo queste pagine, mi sento rincuorata e capita. Lo sclero che mi è partito (unico lamento) per un affronto alla mia persona ha preso ancora più senso. Dopotutto, abbandonare il gruppo per la mia salute mentale per me è stata la scelta migliore, ma sono io quella strana o qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza? Scopriamolo passo per passo! 1 ASCOLTA LA GENTE DEL POSTO Per prima cosa, Marika, noi condividiamo una casa: “Essere in cima a una montagna, nuotare in un lago alpino, percorrere una strada sterrata”. Tu hai conosciuto un Rocco in un paese di cultura Walser, io al liceo: entrambi ci hanno aperto un mondo sulla montagna. Lui ti ha fatto sentire una turista dopo l’aver affermato che pure te desidereresti vivere in montagna. I ritmi di vita di un montagnino sono molto serrati e una persona di città non se lo potrebbe nemmeno immaginare. Il dialogo è la porta della conoscenza, soprattutto quando ci si imbatte in culture differenti dalla propria e tu sottolinei anche che, anche se ci immergessimo a pieno nel nuovo lato della frontiera, noi rimarremo sempre nel nostro. Rocco il Walser aggiunge una frase che per me ha del Romanticismo: “La montagna misura quanto siamo piccoli. Veniamo al mondo, ne combiniamo di tutti i colori, scompariamo, ma lei se ne sta sempre lì, grande e coriacea, immobile e immortale, fino a quando il mondo cesserà di esistere”. Il tuo paragone tra lo zaino e la vita in montagna è impeccabile e mi ha colpita tantissimo, in sintesi: sei obbligato all’essenziale e capisci cosa conta davvero. 2 COMUNICA IN MODO CHIARO Tu ci dici che non si può cedere al desiderio di scomparire nella natura selvaggia senza mettere la sicurezza al primo posto: questa è una delle regole chiave che mi ha insegnato il mio Socio. Come fare?
Comunicare sempre l’itinerario e dove si intende passare la notte;
Tenere il GPS acceso (tu consigli di essere raggiungibile telefonicamente, qui preciserei di portare una powerbank se non si mette il telefono in modalità aereo in quanto la ricerca continua del campo in montagna ci farebbe rischiare di avere il telefono scarico in caso di emergenza);
Lasciare sull’auto un foglio ben visibile con data di partenza, meta e numero di telefono.
Come contattare i soccorsi è il tema successivo: Marika ci dà consigli nel caso non sappiamo la nostra posizione, che sia con lo smartphone (SMS Locator, Whatsapp, Telegram, Geo ResQ, Google Maps), con dispositivi di geolocalizzazione, con il segnale radio (su questi argomenti scriverò un post a parte in cui farò personalmente delle ricerche sul funzionamento e sulla copertura). Infine ci parla di nuovo della comunicazione nel gruppo: bisogna stabilire subito l’obiettivo comune e non poco prima di mettersi sul sentiero: fobie, bisogni e aspirazioni devono essere messi sul piatto e una buona dose di empatia può aiutare a cogliere i dubbi dei propri compagni di avventura. Santa empatia che troppi pochi hanno! 3 SII UNA BUONA COMPAGNIA Nel primo passaggio Marika sembri incoerente perché all’inizio dici di tenere un ritmo comodo per tutti ma poi dici che è giusto che ognuno segua il proprio ritmo. Passi poi a dare consigli per i principianti (e io direi che anche qualche finto esperto avrebbe bisogno di una ripassata): passi piccoli, ritmo rilassato. Correre toglie tanta energia, lo stesso fare passi troppo lunghi. Consigli anche di ricalibrare il ritmo dopo i primi venti minuti: questo consiglio mi è completamente nuovo ma lo trovo pienamente sensato! Il terzo, il quarto e il quinto punto che esamini sono i miei preferiti. Mi sono appuntata: "Gli escursionisti in gamba devono tollerare e non giudicare, perché una volta sono passati anche loro dallo zero, cercando di aiutare e insegnare con pazienza quello che si è appreso duramente."
Un altro pezzo: "Aspettare chi rimane indietro ma non ripartire subito appena ci recupera. Un comportamento del genere può provocare sconforto e disagio." Lasciamoli riposare. Questi punti mi hanno insegnato tanto e mi hanno fatto capire che non tutti siamo perfetti. Mi sono trovata in questa fatidica escursione a fare da cane pastore e sono stata insultata anche per questo. Preferisco farmi la strada mille volte ed essere sicura che tutti si stiano godendo la gita. Ultimo punto: fai attenzione agli ostacoli – di qualsiasi tipo – e segnalali. Fallo però infondendo calma a chi viene dopo di te (aggiungo io) altrimenti questo si potrebbe bloccare.
Infine la condivisione: porta sempre qualcosa da condividere con gli altri: rende tutti più felici! 4 RENDITI AUTOSUFFICIENTE In questo sotto step ci consigli cosa portarci a dietro tramite delle check list. Ho intenzione di fare un post separato partendo dai tuoi punti e aggiungendo i miei. Mi piace la tua riflessione: “Cerco il contatto con la Natura, porto dentro di me un senso di reverenza per la sua magnificenza, ma anche di colpa per come sto contribuendo a deturparla, nonostante presti attenzione”. Ti trovavi al passo del Nefelgiù in Alta Val Formazza, uno dei prossimi punti da cui passerò, in una valle che ho nel cuore. 5 NON LAMENTARTI Come ho detto nella reazione al tuo post ammetto che nell’ultima escursione mi sono lamentata MA era necessario. Tornando sulle tue parole: "Lamentarsi si può ma solo per motivi reali". Questo vale sia ad alta voce (potrebbe rovinare l’esperienza ai compagni di cammino) ma anche nella propria mente, in quanto si richiama un vortice di pensieri negativi che ci fa bruciare energie inutilmente. Aggiungi poi che lamentarsi per un motivo concreto va bene, una volta, massimo due, ma perseverare poi porta al vizio e diventa anche un alibi. Bisogna imparare a prendere in mano la situazione e reagire, cambiare le impostazioni nel cervello.
Fermati, guardati in giro, tocca il terreno e ritorna in sintonia con la natura e il tuo io. Tu infatti ritieni che per guadagnarsi l’arte del non lamentarsi bisogna fare un lavoro su di sé. PASSI LETTERARI
NON INCOLPARE NESSUNO “Il trionfo del vero uomo proviene dalle ceneri del suo errore (…) Accettati per come sei adesso (…) Non pensare al destino perché il destino è il pretesto dei falliti” -Anonimo attribuito a Pablo Neruda UN ATTO DI RIVOLTA “Per lo spirito creativo, l’atto di camminare riconcilia lavoro e gioco” -T. Hodgkinson “How to be idle” (2004) FRONTIERE “Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere (…) Viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall’altra parte.” - C. Magris “L’infinito viaggiare” (2005)
QUARTO STEP: "RISPETTARE LE REGOLE PIÙ IMPORTANTI"
1 CERCA DI NON LASCIARE MAI TRACCE
“L’obiettivo del viaggio all’aria aperta diventava per me quello di spostarsi attraverso ambienti naturali che mi emozionavano, anche se troppo spesso li trovavo deturpati dal passaggio umano”: una frase che mi tocca un sacco e che merita di essere riscritta tale e quale.
Per evitare questa deturpazione ci sono vari gesti che ciascuno di noi può fare: seguire i percorsi già esistenti (creati da persone esperte come i guardaparco); preparare al meglio l’itinerario in modo da provocare meno danni al terreno e mettere noi stessi meno in pericolo, in quanto un percorso non progettato potrebbe portare a “fuoripista” – a ciò si collega il concetto di durabilità del territorio: i fattori che influiscono sulla terra sono la durata delle superfici e della vegetazione e la frequenza degli sposamenti in un dato luogo (dove durata = capacità di resistenza del suolo all’usura).
Marika lista poi vari tipi di terreni e ne descrive le peculiarità: dato che ci tengo che leggiate il libro mi limiterò a un elenco:
Roccia, sabbia e ghiaia;
Ghiaccio e neve;
Vegetazione;
Suolo vivo;
Pozze di fango.
Arriviamo dunque al tema dei rifiuti: certamente portano all’inquinamento e alla diffusione di malattie, ma ci rendiamo conto di tutti i tipi di rifiuti che produciamo? Anche in natura? Come diminuire l’impatto ambientale?
Tra i consigli di Marika ho trovato molto interessante come evitare la contaminazione delle acque (risorsa fondamentale per la flora e la fauna): non usiamo troppo sapone ed evitiamo di fare il bagno in quelle bellissime pozze fluviali con creme solari, repellenti per insetti o oli per il corpo! La fareste bere al vostro animale domestico, alle vostre piantine, o – ancora meglio – la berreste voi stessi?
Ma ci sono dei rifiuti che non possiamo evitare di produrre, che sono la cosa più naturale possibile ma comunque hanno un grande impatto ambientale: i nostri bisogni fisici. Il consiglio più in voga tra le Guide Ambientali escursionistiche (avevo visto un video di un ragazzo che spiegava l’intero processo e consigliava l’attrezzatura più adeguata) è di utilizzare poca carta igienica biologica e scavare una buca (esistono pale resistenti da pochi grammi) oppure utilizzare un sacchetto per i propri rifiuti. Può sembrare un’assurdità, ma facendo così si evita di creare quelli che io definisco “bagni pubblici”: zone frequentate solo per i propri bisogni che si notano dalla presenza, oltre che dei nostri escrementi, di fazzoletti e di salviettine. Aggiungo una cosa sempre vista nel video di cui parlavo prima: evitare di urinare vicino alle falde acquifere, alle sorgenti e ai corsi d’acqua.
Un altro tema che viene toccato è l’educazione dei bambini alla raccolta dei “micro-rifiuti” tramite il gioco.
Infine si parla dei fiori: bellissimi! Li porto a casa.
Assolutamente no! Se lo facessero tutti? Limitiamoci a fare foto e disegni, liberando la nostra vena artistica (facciamo un’eccezione per l’Artemisia, cogliendo solo i fiori senza strappare le piantine, così abbiamo un po’ di scorte di Genepy per l’inverno?).
2 RISPETTA GLI ANIMALI
“L’essere umano è un animale che per la sua evoluzione e civilizzazione ha rimosso come comportarsi in natura”: una frase che ci dovrebbe far pensare.
Marika, parlando dell’osservazione della fauna, suggerisce di stare a debita distanza in modo da non disturbare gli animali. Noi siamo gli ospiti nel loro habitat, loro devono vivere senza essere infastiditi. Anche a noi danno fastidio le zanzare in casa (un paragone un po’ campato là ma che può offrire uno spunto, soprattutto nel caso di fauna predatrice). Infatti, cito le sue parole “Sei un visitatore importuno che passeggia nella loro casa”.
Oltre ad altri consigli che ci dà per l’avvistamento discreto degli animali, la Guida Ambientale Escursionistica Marika Ciaccia fa un excursus sul lupo. Mi limito a elencare gli argomenti:
Chi è il lupo, da dove arriva e dove andrà?
Il lupo non lascia indifferenti
Come comportarsi in caso di avvistamento
Cani da guardiania
3 COLTIVA LA PAZIENZA DEL CAMMINO
Marika scrive spesso mentre è in montagna, infatti questo passaggio lo annota sul suo taccuino mentre è in una delle mie valli ossolane preferite. “La valle dalle mille risorse”, per me. Cercava la solitudine e ha deciso di fare due cose: stare sola e andare in montagna: non è da tutti. Ci è andata perché aveva bisogno di una forza maggiore nell’affrontare la montagna da sola, portandosi dietro la sua mappa preferita, o almeno, la più utilizzata.
Ci insegna a spegnere tutte le emozioni quando ci troviamo in un punto “cruciale” del percorso. Con il termine “cruciale” intendo quei pezzi esposti che magari provocano vertigini – o qualsiasi altro tipo di terreno e pendenza che ci può mettere in crisi. Spegniamo le emozioni per non agire di impulso ma ragionare bene, prendere in considerazione le nostre forze, abilità, conoscenze per vedere se proseguire è la cosa giusta per noi in quel momento. Una volta superati i punti più angusti potremo riprendere a provare emozioni, anche fortissime in quanto le abbiamo soppresse per determinato periodo di tempo.
Marika vorrebbe che non ci arrendessimo alla prima difficoltà: io sono d’accordo ma solo in parte, poi, leggendo la parte successiva ("Accetta i tuoi limiti") mi trovo nuovamente d’accordo. Arrendersi alla prima difficoltà perché si è solo stanchi e demotivati è un conto, ma se ci troviamo in una situazione psico-fisica-meteorologica avversa non credo che arrendersi possa guastare le feste.
4 ACCETTA I TUOI LIMITI
È proprio in questo capitoletto che Marika parla di adattamento: lo star fuori le ha insegnato ad adattarsi, a non soccombere ai cambiamenti, e a provare a stare bene anche provando sensazioni che non fanno parte del suo essere. La Natura insegna questo, ed è una lezione di vita che duramente si può apprendere altrove.
Passiamo alla parte dell’arrendersi: io lo trovo un segnale di intelligenza e rispetto verso sé stessi, gli altri e la Natura stessa. Ce la pone come possibilità di imparare, mettendo tanti esempi tratti dalla sua esperienza in montagna. Imparare come? Ad esempio se non riuscissi a percorrere un pezzo di sentiero di fianco a uno strapiombo dovrei cercare di fare cose più facili ma comunque esposte per poi tornare sull’infame tragitto che ho avuto il coraggio di abbandonare. E sì, parlo di coraggio perché molti credono di essere superiori a tutto, ma fortunatamente non lo siamo.
“La vita è un lungo cammino durante il quale possono verificarsi molte situazioni inattese. Se qualcosa è andato male, non succede nulla, si può sempre ricominciare”; sicuramente Marika, con quest’affermazione, non si sofferma a parlare di un rischio alto, lei si riferisce alla mentalità e alla determinazione per proseguire un cammino in sicurezza, ma con le voci della paura e della stanchezza nella testa che ci vogliono far fermare.
Come detto prima: bisogna ponderare bene la possibilità di riuscita.
Infatti, aggiunge: “Quando la situazione diventa seriamente complicata, e prima di trovarsi in estrema difficoltà mettendo in pericolo amici e soccorso alpino, bisogna saper rinunciare. Lo ripeto: in montagna, nella natura, bisogna saper rinunciare.” E come al solito: riflettere e capire se il gioco vale la candela! Aggiunge che la montagna resta e noi possiamo tornarci, più motivati e pronti di prima.
Qua aggiungo un passaggio che sento proprio mio, in quanto mi sono avvicinata alla montagna nello stesso modo: “La montagna mi ha salvato da una vita sedentaria e sotto farmaci e io torno a lei in modi diversi per stare bene con me stessa, per non arrendermi, per ritrovarmi.”
5 LASCIATI PLASMARE DALLA FATICA
“Fatica sì, ma continua a non rischiare”: questo mi viene in mente quando Marika parla del suo tentativo di raccolta di more da mettere nel suo porridge per colazione. Tentativo che fallisce perché comprende il rischio e la perdita di tempo a cui sta andando incontro.
Ci parla del paesaggio montano: pascoli e boschi non ci sarebbero se delle popolazioni non avessero vissuto in quei posti, non avessero usufruito delle risorse di quell’ecosistema. Ed è una bellissima riflessione: “Qual è la storia di questo posto?”, tentando di risponderci guardandoci in giro con grande spirito di osservazione (e qualche nozione di botanica).
È bellissimo come inserisca in una sola riga un comportamento che tutti noi dovremmo adottare: fare "plogging". Questo termine sta per “raccogliere i rifiuti lasciati dagli altri e portarli a valle, facendo la raccolta differenziata”.
6 RISPETTA IL RIPOSO ALTRUI
Per molti è difficile cogliere la differenza tra un rifugio di montagna e un albergo: io non me ne capacito perché sono stata cresciuta tra rifugi e bivacchi. Infatti, Marika ci dà una serie di consigli per non disturbare gli altri in maniera assoluta: dal non usare sacchetti di plastica che potrebbero infastidire il sonno altrui, al non portare una cassa per la musica su per i monti. E per quest’ultimo consiglio aggiunge, con un’Alessia completamente d’accordo, che i suoni della natura sono i migliori, la musica in questi frangenti è superflua.
Riassumendo: i rifugi non hanno tutti i comfort di un albergo, soprattutto perché spesso sono riforniti con elicotteri, funicolari, o alcuni addirittura tramite persone che si mettono tutto in spalla e fanno grandi dislivelli. Qui dobbiamo adattarci, sia per il cibo che per l’acqua, sia per le camerate che per la possibile mancanza di elettricità. Non c’è il Wi-Fi. Non ci sono bagni privati. Non ci sono stanze singole. Tutto questo per dire che bisogna saper rispettare le regole del rifugio stesso ma anche le regole non scritte.
7 BEVI E MANGIA CORRETTAMENTE
Non so dove Marika trovi il tempo per leggere tutti i libri che cita, come faccia a essere sul pezzo su citazioni presenti in libri di altri autori. Non lo so ma la stimo, infatti parla di questo libro scritto da Annalisa Cogo (un medico specializzato negli sport di montagna): “Medicina e salute in montagna. Prevenzione, cura e alimentazione per chi pratica gli sport alpini”. Io sintetizzerei il tutto in regole:
non fare attività intensa dopo un pasto abbondante;
il giorno prima fai “il pieno” di carboidrati (complessi) e proteine;
colazione almeno un’ora prima del “via”: pochi grassi e tanti carboidrati e liquidi;
tenere sempre nello zaino acqua e alimenti che possano aiutare in caso di momenti di calo;
pranzo in rifugio: polenta, minestrone o pasta; no formaggi e salumi;
pranzo al sacco: panino imbottito con proteine e frutta;
cena per reintegrare: carboidrati, proteine, verdure e magari anche un dolcetto;
evitare: ghiaccio, salse, latticini freschi, acqua di torrenti e ruscelli.
sbucciare la frutta.
PASSI LETTERARI
T. Terzani “Lettere contro la guerra” (2002) – “Himalaya”
C. L. Candiani, in “I nuovi poeti italiani” – “La gioia è questa montagna”
Questa volta non riporto nemmeno un pezzo: comprate il libro o andate a cercare questi passaggi. Meritano e fanno riflettere!
QUINTO STEP: "CAMMINARE IN SICUREZZA"
1 RACCOGLI INFORMAZIONI SULL’ITINERARIO
Marika ci spiega che prima della partenza dobbiamo studiare l’itinerario, le tappe, gli spostamenti ed eventuali attività da svolgere, oltre alla posizione dell’alloggio per avere un’idea della spesa complessiva. In questo modo sapremo anche cosa proporre a chi è con noi, potremo prenotare in anticipo e sapremo il tipo di attrezzatura di cui abbiamo bisogno.
Essendo presenti sia percorsi turistici che percorsi sempre più complessi abbiamo bisogno di preparazione in modo tale da non rischiare.
L’autrice ci parla di una sua chiacchierata con Marcello Vecchio (vice direttore della scuola dei medici del Soccorso Alpino Italiano) in cui le spiega che nel momento in cui il centralino riceve una chiamata si valutano vari elementi per decidere se sia necessario intervenire, che non sempre i soccorsi partono nei casi più “lievi”; infine, consiglia di chiamare il Soccorso Alpino anche in caso di dubbi o per chiedere un consiglio. Un messaggio da far passare è: “È giusto chiamare, non è vero che si intasano le linee telefoniche del soccorso”.
Come si prepara un trekking?
Ricerca delle informazioni e dell’itinerario online;
Valutazione delle proprie capacità e delle tempistiche;
Costruzione del proprio itinerario;
Valutazione del meteo.
2 PRENDI DIMISTICHEZZA CON LA BUSSOLA
“Non facciamo uso frequente della bussola (…) utilizzarla al meglio delle sue possibilità è un atto per pochi e sicuramente richiede molto allenamento.”
Come mai non fare affidamento esclusivamente su un telefono o un navigatore GPS?
Perché le batterie possono scaricarsi e questi strumenti possono funzionare male a seconda della copertura satellitare.
Marika ci spiega poi come funziona, come calibrare e come utilizzare una bussola. Ci consiglia di esercitarci in luoghi a noi familiari. Lei lo fa a Torino, per tenersi in allenamento. Ci parla anche di “triangolazione”: un modo per trovare l’area in cui ci si trova su una mappa.
Quattro caratteristiche principali da considerare quando si sceglie la bussola:
regolazione della declinazione;
specchio di mira;
clinometro;
ago globale.
Gli elementi basilari di una bussola:
ago magnetizzato;
lunetta girevole (o anello azimutale);
piastra di base;
frecce e linee di orientamento.
Alcuni aspetti extra di certe bussole:
lente d’ingrandimento;
indicatori luminescenti;
Marika, comunque, non è contraria al GPS: “La tecnologia GPS è stata rivoluzionaria, tant’è che ora è presente in tutto, dai droni ai collari per cani, un ricevitore GPS portatile rimane un prezioso strumento per escursionisti e altri esploratori e può dare informazioni vitali su dove sei, dove sei stato e dove vuoi andare”.
Vantaggi di un’unità GPS esterna:
più robusto e più resistente all’acqua;
batterie sostituibili sul campo;
ricezione satellitare superiore in luoghi remoti;
funzionalità sviluppate appositamente per l’uso all’aperto.
GPS= “Global Positioning System”: una rete mondiale di satelliti che trasmette i segnali ricevuti da un’unità GPS. I dispositivi di ultima generazione sono più precisi e accurati dei loro predecessori in quanto possono ricevere segnali da più di un sistema di satelliti.
Lascio un link esterno a un articolo del CAS (Club Alpino Svizzero): https://www.sac-cas.ch/it/detail/bussola-e-carta-non-sono-obsolete-41728/
3 IMPARA A LEGGERE UNA CARTA TOPOGRAFICA
Con le parole di Marika: “Imparare a leggere la topografia cartacea è essenziale. Sarà in grado di raccontarti una storia riccamente dettagliata sull’ambiente e il terreno che esplorerai".
Dunque Marika inizia la sua spiegazione sulle mappe topografiche, trattando argomenti come la scala, per cosa sta ciascun colore, le curve di livello, la declinazione magnetica, le linee di cresta, ecc. Infatti: “La mappa topografica ritrae in modo preciso la conformazione del terreno. Queste carte sono progettate per mostrare dove il terreno sale e scende e con quanta pendenza."
La Ciaccia non trova completamente inutili nemmeno le mappe fisiche dei sentieri (quelle turistiche – in parole povere), ma è dell’idea (appoggiatissima) che da sole non bastino. Il loro lato positivo è quello di mostrare punti dove poter fare delle tappe.
4 AFFRONTA GLI INCIDENTI DI PERCORSO
L’escursionismo non è privo di pericoli: “Le emergenze climatiche, in Italia, restano quelle legate al freddo alla neve, ai nubifragi con conseguenti frane, esondazioni e smottamenti”. L’autrice consiglia quindi di seguire almeno una volta nella vita un corso di emergenza su neve, con il CAI così come alcune scuole di sci.
In queste pagine, Marika, fa esempi di pericoli su sentieri in ogni condizione atmosferica, poi passa al descrivere la corretta postura da tenere in una camminata, il baricentro e sottolinea che: “L’escursionismo non è solo un esercizio di gambe, è per tutto il corpo”. Ci descrive gli errori dei principianti: trascinare i piedi o camminare a ritmo di shopping.
Arriva quindi a sintetizzare i momenti in cui ci si può perdere più facilmente: alla partenza – prendendo la via sbagliata; nei boschi – per la poca visibilità della segnaletica; al calare repentino del buio o in situazioni di meteo avverse che impediscono la visibilità.
Passa poi all’argomento della dieta: essenziale sempre per mantenersi in salute, ma anche per prevenire infortuni durante le escursioni. Altra questione fondamentale è quella dell’idratazione: se non si è adeguatamente idratati, si inizierà a sperimentare l’incidenza di crampi muscolari, una ridotta vigilanza e una sorta di letargia che rende la persona vulnerabile e propensa a cadere e ferirsi.
5 FAI ATTENZIONE AGLI INCENDI
Non avrei mai pensato che ci fossero così tanti modi per valutare la pericolosità di un incendio. Riporterò di seguito qualche spunto di riflessione.
In caso di incendio si verificano chiusure anche di parchi nazionali: in questo caso bisogna avere una mente flessibile e un piano B.
Chiedere alla gente del luogo, ai gestori di rifugi e di parchi informazioni riguardo incendi avvenuti negli anni precedenti.
Verifica l’indice di qualità dell’aria e sii pronto al piano B.
Nuovamente, lascia un piano dettagliato della tua gita a famigliari o amici: potranno agire da casa se dovessero venire a sapere di incendi nella tua zona.
In base al colore del fumo si può capire la velocità della combustione e il tipo di incendio. Stesso discorso per la grandezza della colonna di fumo. Rimando al libro per approfondire.
Gli incendi si dilagano più velocemente in salita che in discesa.
Non aver paura di segnalare gli incendi: aiuterai chi di dovere a farsi un’idea più completa dell’area colpita.
La bellezza di un falò è indiscutibile, ma se non siamo pronti a spegnerlo accuratamente prima di coricarci o non ce la sentiamo di stare svegli a curarlo, meglio lasciar perdere. Marika suggerisce di creare un’atmosfera simile con lucine (anche a gas) e di cucinare su un fornelletto. Generalmente andrebbe preferito qualcosa con un pulsante on-off: ciò dà maggior sicurezza.
Il consiglio finale è quello di vestirsi a strati per non sentire il freddo durante la notte. Questi bloccano l’uscita del calore corporeo (ovviamente in maniera differente in base al tipo). Va ricordato che le donne perdono più calore corporeo rispetto agli uomini.
Grazie Marika per tutti i tuoi preziosi consigli! Non credevo si potesse capire la gravità di un incendio da questi fattori puramente visivi. Ho sempre pensato meramente all’olfatto.
PASSI LETTERARI
E. Dickinson, “Montagne care” da “Poesie” (1890)
R. Burns, “Il mio cuore è sulle montagne” da “Poems – Chiefly in the Scottish Dialect”
A. Pozzi, “Dolomiti” da “Parole”
SESTO STEP: "VALUTARE LA SOSTEIBILITÀ AMBIENTALE"
1 SII MINIMALISTA
“Possiedi meno, viaggia di più”: così dice Marika, poi aggiunge la sua riflessione: “Quando avrai meno beni, avrai più soldi, tempo e libertà mentale per viaggiare di più”. Ci avviciniamo, dunque, al concetto di “minimalismo”. Questo ha alla base l’idea di comprare solo lo stretto necessario e niente di ciò che si acquista d’impulso.
Nell’escursionismo il minimalismo consta nel portare solo ciò che realmente serve (senza dimenticare il kit di primo soccorso, che può non servire ma è buona norma averlo sempre a dietro). L’autrice ci parla della sua esperienza a Gran Canaria con degli zaini pesantissimi: da lì ha compreso che viaggiare più leggera l’aiuta a sentire meno dolori (schiena, spalle ma anche gambe) e a godersi di più il cammino. Ci parla quindi dell’arte di preparare uno zaino per il trekking: non esagerare e spingiti al limite in modo da superare anche i tuoi limiti e affrontare escursioni più lunghe. Ci consiglia di utilizzare strati esterni dell’abbigliamento che possano coprire più funzioni (isolante, antivento, …) e di puntare sull’abbigliamento tecnico più leggero (anche se sa che è più costoso). Un punto fondamentale e molto personale è il numero di cambi di vestiti: questo è il fattore che influenza maggiormente i nostri zaini. Passa per dei vaghi consigli alimentari che sintetizzerei con: “Porta ciò che ti piace, pesa poco e ha i nutrienti giusti”, per poi dare un bellissimo consiglio: segnare ciò che abbiamo utilizzato e cosa ci siamo portati per niente in modo da migliorare lo zaino successivo.
Il passaggio successivo riguarda la tipologia di zaino e lo zaino usato al posto della valigia nei viaggi – oltre a cosa mettere dentro. Per questo rimando al libro.
2 PENSA LOCALE
Il capitoletto si apre con lo slogan: “Pensare globale e agire locale”. Nel paragrafo seguente Marika spiega l’agire locale: non bisogna ignorare il territorio da dove si proviene, soprattutto perché, seppure presenti delle differenze interne, abbiamo un legame di sensibilità verso la “propria casa e il suo aspetto sociale”. Quindi che consiglio ci potrebbe dare Marika se non quello di familiarizzare con la Natura che circonda la nostra abitazione per renderci più autonomi e consapevoli delle nostre azioni?
Ci consiglia inoltre di porci delle domande prima di cercare il trekking “perfetto”:
Quanto ti senti familiare e a tuo agio con l’escursionismo?
Quanto tempo hai a disposizione?
Come si presenta il tempo atmosferico? La stagione è propizia?
Hai bisogno di attrezzature o una pianificazione speciale?
Hai tutta l’attrezzatura necessaria se il trekking si estende fino a notte fonda o ha altri requisiti?
Chi altro sa che hai intenzione di fare un’escursione?
Il passaggio seguente è la ricerca del percorso: sia essa su internet, su guide cartacee, tramite enti, compagnie di viaggio, club escursionistici, o altro poco importa: ciò che conta è essere ben informati alla fine della ricerca.
3 SCEGLI ATTREZZATURA A BASSO IMPATTO
Di questo capitoletto mi limito a fare un breve riassunto.
Marika ci consiglia di controllare le etichette dei prodotti che acquistiamo per vedere se sono stati messi sul mercato seguendo determinati standard. Ci parla dei vari materiali iniziando con la lana, proseguendo ad esempio con la piuma d’oca per poi arrivare al cotone e al nylon.
Vorrei soffermarmi su una distinzione importante: riciclabile e riciclato. Teoricamente dovremmo cercare del materiale che sia descrivibile in entrambi i modi, ma vediamo le definizioni. “Riciclato” si riferisce all’origine di (alcuni) materiali nel prodotto quando lo si acquista nuovo (quindi materiali riutilizzati), mentre “riciclabile” si riferisce a ciò che può essere fatto con materiali di un articolo (dare all’articolo una “nuova vita”).
4 COMINCIA DA CAMMINI FACILI
Non mi soffermo su questo capitolo in quanto ci sono descrizioni di tre percorsi: uno al nord, uno al centro e uno al sud Italia. Invito gli interessati a leggere il libro per maggiori informazioni!
5 VIAGGIA IN MODO SOLIDALE
Qui si parla di “viaggio etico”. Dato che ho studiato cosa significa per diventare Accompagnatore Turistico (pur non praticando la professione) mi permetto di riassumere con le mie parole i concetti che Marika ci vuole trasmettere.
Le entrate di uno stato per il turismo sono tante, ma come vengono usate? Restiamo focalizzati sulle nazioni meno sviluppate per comprendere al meglio! Per prima cosa, se decidiamo di alloggiare in una catena di alberghi i soldi non arriveranno mai alle popolazioni locali, bensì finiranno nelle tasche delle multinazionali e un po’ in quelle dello stato. Lo stato di sicuro investirà per aumentare il turismo con aeroporti e altre catene di alberghi ma non provvederà a migliorare la situazione all’interno del paese (esempio: ambito sanitario o scolarizzazione).
Soluzione? Andare in alberghetti o simili a gestione familiare e non utilizzare piattaforme: queste (purtroppo) sottraggono molta rendita ai piccoli alberghi. Oltre al beneficio economico del soggiornare presso strutture locali, vogliamo parlare dell’immersione nella cultura di cui possiamo beneficiare? Gli stessi aspetti si applicano ai punti di interesse, ai ristoranti, ai mercati – diciamo: a tutto! Più agiamo locale più autentica sarà la nostra esperienza e maggiore sarà il beneficio degli abitanti di un luogo. Inoltre, parlando con gli indigeni in una lingua franca, come può essere l’inglese, potremo aiutarli a migliorarsi in questo campo e diventare sempre più accoglienti, oltre al fatto che stringeremo nuovi legami in diverse parti del mondo.
PASSI LETTERARI
E. De Amicis, “Nuvole sulle cime” da “Montagne e uomini. Alle falde del Cervino” (1970)
D. W. Freshfield, “Armonica fusione” da “The Italian Alps” (1875)
CONCLUSIONE
Questa conclusione è una riflessione sulla dicotomia paura-amore. Marika ci suggerisce di rimpiazzare parte della nostra paura (che ci può tenere bloccati in casa e impedirci nuove esperienze) con l’amore: amore in un senso molto molto ampio.
Per spiegare meglio ciò a cui vuole arrivare, scrive: “Buddha ci ha insegnato che nel fiume della vita nulla è per sempre, ed è quindi importante a un certo punto affidarsi alla corrente, perché solo nel cambiamento si compie la nostra realizzazione personale”.
RECENSIONE FINALE
In questo caso abbiamo già parlato a lungo del contenuto del libro e ho già espresso le mie riflessioni personali, dunque mi limiterò a prendere in considerazione l’aspetto stilistico e il contenuto.
ASPETTO STILISTICO
Devo dire “Chapeau” a Marika per il cambiamento nel suo stile di scrittura: se nel primo libro sembrava stesse scrivendo un blog, qui ha dimostrato di avere molto da darci. Mi sono messa in contatto con lei e mi ha accennato a un terzo libro: spero ci sia un ulteriore miglioramento in quanto ha un grande potenziale ancora inesplorato.
Una critica: a volte risulta ripetitiva (specialmente nell’ultimo step). In alcuni casi lo fa di proposito per incidere nel libro dei principi in cui crede fermamente e non trovo problemi in ciò, altre volte sembra non si accorga proprio di aver già parlato dello stesso concetto (anche usando le stesse parole).
CONTENUTO
Su questo aspetto devo essere, sfortunatamente, più critica.
Adoro la sua conoscenza e competenza nel campo, ma penso non sia ben distribuita all’interno del libro. Si sofferma poco su alcuni aspetti (app per il soccorso), mentre altre volte diventa pedante (bussola, cartografia, etichette e standard per nominarne alcuni). Infatti il libro all’inizio è molto leggero da leggere, proseguendo la lettura ci si scontra con concetti difficili e spiegazioni articolate che fanno sì del bene, ma potrebbero essere ridotte per preservare uno “standard di divulgazione” all’interno del libro.
Ultimo commento: bellissima conclusione, penso che dopo la lettura del libro sia proprio azzeccata!
PER MARIKA
Non pensavo di trovare sul mercato un libro che predicasse il mio stile di vita: è stata una sorpresa emozionante! Rimango in attesa del prossimo libro!






complimenti !ottima recensione
La lettura della “conclusione” mi conferma personalmente che non posso lasciarmi prendere dalla paura che e’ fine a se stessa, e l’unico modo che ho per crescere
e proseguire il mio cammino e’ affidarmi all’energia dell’Amore che mi circonda invisibilmente , mi protegge e mi nutre
Brava ! ottimo Lavoro!
Ottima recensione!
brava !
Gousto