Gli errori più comuni in montagna
- Alessia Masciocchi
- 21 set 2023
- Tempo di lettura: 5 min
SCARPE SBAGLIATE
A ogni tipologia di percorso in montagna corrisponde una scarpa adatta. Vi immaginereste una giornata di alpinismo invernale con delle scarpe da palestra? Piedi fradici, raffreddore assicurato e i ramponi? Dove li mettiamo?
Così vale anche per terreni diversi, anche solo nell’escursionismo: posso scegliere una scarpa da trekking con la suola più molle nel caso di un’escursione su un sentiero battuto e senza passaggi troppo difficili; opterei per una scarpa con la climbing zone di tipo “approach” o “avvicinamento” (la tipica scarpa da ferrata) sia per le ferrate che per un’escursione dove ci sono divertenti roccette.
Una scarpa da trekking, la climbing zone, la scarpa approach.
Ho paura per le mie caviglie? Queste due opzioni di suola sono disponibili pure in versione scarponcino

Scarponcino "classico" da trekking.
Mi volessi spingere verso l’alta montagna, inizierei a cercare uno scarpone più tecnico, da alpinismo, magari semi ramponabile e con un bel “carrarmato”.

Scarpone da alpinismo
Bisogna anche tenere in considerazione le membrane che ricoprono la scarpa: esse rendono lo scarpone impermeabile. Ad esempio il Goretex: “La membrana GORE-TEX è uno strato estremamente sottile di politetrafluoroetilene espanso (ePTFE) composto da oltre 1,4 miliardi di pori per centimetro quadrato, unito a un tessuto esterno e, in molti casi, a una fodera. Pur essendo resistente all'acqua e al vento, è traspirante. Pertanto l'acqua dall'esterno e il vento freddo non riescono a penetrare, ma il sudore può fuoriuscire”.
Esistono anche altre membrane come HDry:

“La membrana impermeabile e traspirante HDry è laminata direttamente sul lato interno della tomaia sigillando in un solo passaggio il materiale esterno e tutte le cuciture. Il processo di impermeabilizzazione è completato dal montaggio della scarpa e dall'applicazione della suola. Grazie a queste caratteristiche uniche, HDry migliora comfort e prestazioni delle calzature, soprattutto se confrontato con il sistema impermeabile standard (detto anche 'bootie') dove la membrana è unita alla fodera e separata dalla tomaia. Questo sistema di fodera impermeabile lascia uno spazio tra tomaia e membrana dove l’acqua può penetrare e ristagnare: le scarpe si inzuppano e la traspirabilità è notevolmente ridotta dallo strato di umidità interno”.
(Fonte: https://www.hdry.com/it/p/footwear)
In ogni caso, se foste indecisi su che scarpe usare in un determinato momento (dipende anche dal meteo, dalla situazione del terreno, …) il mio consiglio è di chiedere a qualcuno di più esperto; se siete in autonomia ricercate più informazioni possibili sul giro che andate a fare (penso che non lo ripeterò mai abbastanza!).
CORRERE
Molte persone, soprattutto alle prime armi, non sanno trovare il “passo” o “ritmo” giusto per completare l’escursione senza cambiarlo di continuo o facendo pause ogni due minuti.
L’ideale sarebbe partire con un passo moderato: l’escursione in montagna non dovrebbe essere vista (sempre) come un modo per mettersi alla prova, bensì bisognerebbe godere del panorama, guardarsi attorno, magari ascoltando i suoni della natura o fotografando dei luoghi che ci piacciono particolarmente.
Io sono la prima che in montagna corre, lo ammetto, ma non lo faccio sempre. Facendo trekking sempre più difficili sono riuscita a trovare un passo da tenere in ogni situazione, studiandomi il percorso prima oppure chiedendo informazioni sui dati che mi interessano di più:
tipologia del terreno;
dislivello positivo e negativo (quest’ultimo soprattutto in caso di giri ad anello);
chilometri totali del giro.
Con queste informazioni so quanto posso “dare” o quanto posso “sottrarre” alla mia velocità. Un esempio? Fare un sentiero abbastanza battuto che porta a una vetta in circa 5km ma con 1000m D+ (dislivello positivo) mi fa pensare di utilizzare un passo medio-veloce (per via del mio allenamento e della morfologia del territorio), mentre diventerebbe medio trovandomi in una situazione con la metà sia di dislivello che di chilometri (stessa pendenza media, quindi) ma una grossa componente rocciosa dove devo usare in modo maggiore i muscoli e l’inerzia è più difficile da sbloccare in certi passaggi.
Queste non sono indicazioni adatte a tutti: l’arte del camminare è innata, ma per raggiungere un equilibrio nell’escursionismo (non stancarsi troppo ma nemmeno metterci anni) ci vuole un’esperienza “a tutto tondo”. Per non dimenticarsi che innumerevoli fattori possono cambiare la performance della giornata stessa.
“WARMLAUFEN”
Con „Warmlaufen“ (dal tedesco “warm”= caldo, “laufen”= camminare) non si intende il riscaldamento prima di camminare, bensì l’abitudine comune di vestirsi pesanti alla partenza per poi trovarsi 15 minuti dopo a dover togliere strati, magari già zuppi di sudore.
Ragazzi niente panico: è un problema che ho anch’io! Abbiamo però una soluzione. Rimaniamo con i vestiti caldi mentre aspettiamo che i nostri amici si preparino, facciamo anche due chiacchere se non ci vediamo da tempo, magari qualcuno fa un briefing sul percorso (molto consigliato!) e poi, poco prima della partenza ci svestiamo.
All’inizio sentiremo un po’ di freddo – è naturale – ma poi il nostro corpo si scalderà naturalmente e raggiungerà la giusta temperatura per affrontare lo sforzo e mantenerci caldi.
Aggiungo un consiglio che tutti hanno sentito almeno una volta: se fate lunghe pause cambiatevi il primo strato (quello che sta a diretto contatto con la pelle) e copritevi come meglio potete e in base alle condizioni atmosferiche (guscio se c’è vento, giacca se fa freddo, solo pile se l’ambiente è mite – soprattutto in estate a quote medie*).
IL PRANZO AL SACCO
Ragazzi, qui si parla di una cosa importante: il cibo! Fonte di energia che ci permette di procedere sulla nostra strada, scaturisce un senso di convivialità e di condivisione.
Personalmente tendo a portare il cibo per me e – su richiesta – prepararlo per gli altri. Cosa porto io? Un piatto completo! Cereali (no pasta perché le farine richiedono più acqua dei “cereali in chicchi”), una fonte di proteine e delle verdure. Come se fossi a casa. Ovviamente non ho solo questo! Uso barrette proteiche o energetiche in base al momento dell’escursione in cui mi trovo, mi idrato con acqua e sali minerali (vengono persi tramite la sudorazione), ho sempre i “gellini” con zuccheri e caffeina (segreto: non li ho mai usati!) e delle pastiglie con carboidrati sia semplici che complessi. Le ultime elencate sono pensate e create apposta per gli sportivi in una giornata di movimento.
Molti invece preferiscono il classico panino. Se lo digerite e non vi rende le gambe di calcestruzzo fate pure, ognuno è libero di mangiare ciò che vuole! Avevo trovato un ragazzo che mangiava le tortine della Pan di Stelle per recuperare energie. Io – al suo contrario – sarei morta.
Conta anche dove mangiare: io prediligo finire la salita per godermi un meritato pranzo e avere la possibilità di digerire in discesa. C’è anche chi, appena finito di mangiare, riparte sulle salite.
Non penso di ripeterlo mai abbastanza: fate delle prove, sia degli alimenti che vi portate a dietro che del momento in cui mangiate. In questo modo capirete cosa fa per voi.
LEVATACCIA O DORMIRE?
La levataccia (= svegliarsi presto la mattina (spesso) controvoglia) è utilissima in varie occasioni:
quando sono in un rifugio e devo fare parecchio dislivello per arrivare a un punto di alta montagna dove la situazione atmosferica non è mai stabile;
durante il periodo invernale, per raggiungere il luogo da cui parte il mio itinerario al sorgere del sole e avere più ore di luce, contando anche di sforare di qualche ora;
D’altro canto si può dormire fino a tardi, ma ho solo un’esperienza in cui sono partita di pomeriggio: per raggiungere un rifugio che funge da punto d’appoggio per raggiungere una vetta. In questo caso il mio comportamento non è stato giusto: mi sarei potuta stancare, mi sarei potuta ritirare prima di raggiungere il rifugio, avrei potuto – involontariamente – non rispettare gli orari del rifugio e così via. La cosa migliore resta partire la mattina, anche non troppo presto, e riposare al rifugio in attesa della giornata successiva.
*altitudini o quote medie: è un riferimento mio personale di prevedere la temperatura in montagna: ho un range di altitudine per ogni temperatura e per ogni stagione: su questo baso la pianificazione dei miei vestiti caldi (anche se alcuni non vanno mai lasciati a casa) e sul quando intraprendere un determinato itinerario.
Ho preso spunto da questo video in tedesco, vi lascio il link! https://www.youtube.com/watch?v=ylL4mrxqa_4&list=WL&index=27
















ottima presentazione
grazie mi servirà molto
Ottime osservazioni ed Originale presentazione ! Complimenti !
interessanti osservazioni e bellissima ed originale presentazione
brava !
Le tue osservazioni, come del resto la tua esperienza mi servirà per il mio approccio alla montagna
grazie!
Direi che diventerà il mio vademecum per la montagna e non solo… grazie!