Leggendo Kavafis - Rocco Minerva
- Alessia Masciocchi
- 24 nov 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Ciao bellezze!
Torno con una non-recensione, in quanto (mi ripeto) non posso recensire la qualità di una raccolta di traduzioni, sia perché non so il greco, che per il solito motivo dell’orecchio interiore.

Il traduttore
Rocco è stato il mio professore di inglese durante la prima e la terza superiore: da lui ho imparato tanto. Abbiamo mantenuto i rapporti soprattutto grazie alla collaborazione per scrivere la tesina di quinta superiore – allora era già in pensione. Successivamente abbiamo costruito un’amicizia basata su interessi comuni come la montagna, le lingue, la letteratura, la linguistica e abbiamo fatto tanti discorsi sulla traduzione.
Il liceo in cui ha insegnato è il Cobianchi di Verbania (noi diciamo Intra), ha pubblicato anche una raccolta di liriche sulla Dickinson (di cui ho parlato in un post che trovate sotto) e vi spoilero che arriverà molto altro! Inoltre, ha collaborato alla traduzione del racconto lungo “La volpe” di Nino Chiovini (ho recensito anche questa in un altro post).
Una breve presentazione del libro
Il libro è esattamente una selezione di 54 poesie delle 154 pubblicate e delle 74 tenute nascoste da Kavafis, un poeta greco contemporaneo che E.M. Forster descrive come “leggermente inclinato verso l’universo”.
Perché dico “esattamente una selezione”?
In questa raccolta, come in quella della Dickinson, Minerva cerca di avvicinarsi alla poetica di Kavafis: non sempre è possibile fare una traduzione soddisfacente, che rispecchi o riporti le figure e la metrica presenti nell’originale. La decisione è quindi quella di cercare di avvicinarsi alla traduzione come se si cimentasse con una settimana enigmistica. Incastri, termini, rime, figure retoriche e tanto altro sono un mix di cruciverba, rebus e pagina della sfinge, ma non sempre riescono. Ed ecco che arriva la motivazione della selezione: sì, non sempre riesce ad avvicinarsi all’originale, e l’anima del libro intero è la concezione di “Questa è la mia lettura di Kavafis”.
Chi è Kavafis?
Non a caso ho deciso di parlare dell’autore dopo il traduttore: il focus di questa raccolta sta nella trasposizione tramite l’orecchio interiore di Minerva. Ma mi sembra doveroso parlare di chi ha scritto queste poesie. Devo sottolineare che prima di iniziare a parlare con Rocco di queste traduzioni non avevo nemmeno idea dell’esistenza di questo poeta.
Kavafis nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1863 da genitori greci e vi trascorse tutta la vita, a parte un periodo di sette anni in cui fu in Inghilterra e uno di tre a Costantinopoli. Si procurava da vivere come giornalista e poi come interprete.
Parlando delle sue poesie: decise di non farle mai pubblicare da un editore ma preferì divulgarle sui giornali, riviste e opuscoli che distribuiva agli interessati. Infatti la loro prima pubblicazione “Poesie” fu un libro postumo, del 1935 (lui morì nel ’33).
Kavafis stesso classificò i suoi componimenti in tre tematiche: storica, filosofica ed edonistica o sensuale.
Le poesie storiche sono ambientate in periodi di decadenza o declino, spaziando dai miti omerici, per il periodo ellenistico fino all’età bizantina. I protagonisti sono sia immaginari che eroici e sono tutti posti di fronte al proprio destino.
I componimenti filosofici comprendono tematiche quali: dignità, dovere, isolamento e vecchiaia.
Infine, nei componimenti edonistici o sensuali (o anche “omoerotici”) utilizza spesso il filtro del ricordo, presentando sensazioni, emozioni e passioni provate per persone di estrazione umile ma che incarnano sempre i canoni di bellezza.
Non andrò oltre nell'analisi del libro: come al solito le mie non-recensioni mirano a consigliare una bella lettura, impegnativa e con un grande lavoro dietro.








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